Ginecologici

Le perdite vaginali biancastre sono normali e non devono preoccupare. In talune situazioni, possono diventare più abbondanti, essere maleodoranti, avere un colore anomalo e associarsi ad altri sintomi, come:

• arrossamento e sensazione di gonfiore della mucosa vaginale;

• bruciore vulvare e vaginale;

• prurito intenso;

• bruciore e dolore al passaggio dell’urina e durante i rapporti sessuali.

In tutti questi casi, si deve sospettare una vaginite. Più di frequente, le vaginiti sono di origine infettiva e sono dovute a funghi, come nel caso della candidosi vulvovaginale, o a batteri come la Gardnerella vaginalis e il Trichomonas vaginalis.

La forma più diffusa di vaginite è la candidosi

La candidosi è una micosi vulvovaginale, un’infezione causata da un lievito che si localizza anche sulle mucose genitali. Può espandersi anche alle aree vicine e, se non trattata, diventare anche sistemica. La crescita di questo lievito è controllata normalmente dal sistema immunitario e dai lattobacilli, ma può andare fuori controllo a causa di stress, detergenti intimi aggressivi, antibiotici o cortisonici, abbassamento delle difese immunitarie, rapporti sessuali non protetti con partner infetti, utilizzo di biancheria contaminata, scarsa igiene intima.

La terapia mira a prevenire anche l’effetto ping-pong

La terapia delle vaginiti si basa in primo luogo sulla cura dell’igiene intima. Vanno utilizzati poi, per un periodo che va da pochi giorni a qualche settimana, dei farmaci, più di frequente per uso topico, sotto forma di capsule, compresse, ovuli, lavande e creme vaginali, creme dermatologiche e soluzioni cutanee. La terapia, ovviamente, va seguita anche dal partner, a scopo preventivo o per prevenire la reinfezione da parte del partner (quello che viene definito effetto ping-pong).

I farmaci più diffusi sono i derivati dell’imidazolo

La terapia delle vaginiti prevede l’assunzione di farmaci antimicotici o antibiotici. I derivati dell’imidazolo, in particolare, alterano la membrana delle cellule fungine provocandone la morte. Comprendono: il miconazolo (Prilagin, Micotef, Daktarin, Miconal), l’econazolo (Ecorex, Pevaryl, Ganazolo), il clotrimazolo (Gynocanesten), il metronidazolo (Zidoval, Vagilen, Meclon), l’isoconazolo nitrato (Abimono), il fenticonazolo nitrato (Falvin, Lomexin, Lorenil) e il sertaconazolo nitrato (Sertagyn, Sertadie). Alcuni di questi farmaci agiscono anche rapidamente sul prurito.

Sono usate per la disinfezione della mucosa vaginale anche la ciclopiroxolamina (Dafnegin, Micoxolamina, Micocen) e la clorexidina digluconato (Neoxene), così come la benzidamina cloridrato (Ginetantum) e lo iodopovidone (Betadine). Sono indicati invece nella chirurgia ginecologica per la profilassi pre e postoperatoria l’estratto acquoso di Triticum vulgare (Fitostimoline) e l’ibuprofene isobutanolammonio (Edenil, Ginenorm).

L’equilibrio della flora batterica vaginale è fondamentale

La vagina ospita microrganismi buoni che, moltiplicandosi sulla mucosa, la proteggono dalle aggressioni dei patogeni e ne impediscono la proliferazione. Il Lactobacillus plantarum (Ecocillin, Bactocin, Softigyn) e il bacillo di Döderlein (Normogin), per esempio, agiscono riequilibrando la flora batterica e impediscono così la colonizzazione della mucosa da parte di microrganismi patogeni. Trattandosi di ospiti abituali non patogeni della vagina, possono essere usati anche in gravidanza e durante l’allattamento, previo parere del medico.